Le grandi trasformazioni tecnologiche in atto incideranno su ogni aspetto della nostra vita e la mobilità non farà eccezione, diventando uno dei settori che nel prossimo futuro vedrà i cambiamenti più significativi.

Intelligenza artificiale, cloud, Big Data, 5G, IOT, realtà aumentata, sono tutte tecnologie che rivoluzioneranno le nostre città e il modo in cui le viviamo.
Quando parliamo di contesti urbani ovviamente una delle tematiche più importanti, a volte un vero incubo, è la mobilità. Spostarsi all’interno delle città è un’attività quotidiana alla quale nessuno può sfuggire (eccetto il miliardario che atterra con l’elicottero sul tetto del suo grattacielo).
Per questo motivo tutte le grandi aziende innovative del mondo stanno cercando di applicare le ultime tecnologie sviluppate per provare a disegnare una nuova mobilità dopo che per lungo tempo poco o nulla era stato fatto per cambiare il modo in cui ci spostiamo nelle città.
Veniamo da decenni di immobilismo nei quali i sistemi di mobilità sono rimasti bene o male invariati e nei quali l’automobile privata ha avuto un ruolo egemone. Le città, e in particolare le vie di comunicazione, sono state costruite ad uso e consumo della auto private. Avere una macchina di proprietà con la quale spostarsi dall’abitazione al luogo di lavoro o di svago è un’abitudine ben consolidata nella mente della maggioranza della popolazione terrestre. Il trasporto pubblico, fatta eccezione per alcuni particolari contesti, ha ovunque un ruolo secondario.
Da alcuni anni però, grazie alle nuove tecnologie sviluppate durante la rivoluzione digitale, la situazione sta iniziando a cambiare e lo farà sempre più velocemente.
La prima grande innovazione nel mondo della mobilità apportata dalla rivoluzione digitale è stato l’avvento dei navigatori satellitari negli anni ’90, che sfruttando il GPS e, successivamente anche la connessione internet, hanno cambiato il modo in cui era possibile reperire le indicazioni sul miglior percorso da seguire per raggiungere la propria meta.
Questa innovazione, il cui emblema è poi diventato Google Maps, ha semplificato il modo di reperire informazioni ma non ha cambiato il modo in cui ci spostiamo.
Eppure il seme del cambiamento era già stato piantato perché, dì lì a breve, i sistemi di navigazione, uniti alla diffusione degli smartphone e allo sviluppo di nuove tecnologie, avrebbero innescato un processo destinato a demolire quel sistema della mobilità che aveva dominato dal dopoguerra fino al primo decennio del XXI secolo.
Andando ad analizzare i trend del futuro possiamo vedere che i progetti dei più importanti attori del mondo della mobilità e della tecnologia tendono a convergere tutti verso uno particolare mezzo di trasporto dotato di 4 specifiche caratteristiche, che lo rendono completamente diverso dalle vetture tradizionali.
I mezzi di trasporto del futuro saranno:
Tutti i nuovi prototipi pensati dalle gradi aziende sono navette mosse da motori elettrici, spesso simmetriche cioè senza una parte anteriore e una posteriore (essendo a guida completamente autonoma), ed utilizzate dall’utente solo per la durata del suo specifico tragitto.
Era il 29 aprile 1899 quando per la prima volta un’automobile riuscì a superare la velocità di 100 km orari. Questa vettura apparteneva al belga Camille Jenatzy, si chiamava La Jamais Contente ed era un’auto elettrica.
Da quel giorno le auto elettriche hanno imboccato una strada diversa da quella che si poteva ipotizzare. Nonostante fossero più veloci e semplici delle auto con motori a combustione interna, hanno dovuto cedere il passo e sono quasi scomparse dal panorama mondiale afflitte da due gravi problemi: poca autonomia delle batterie e tempi di ricarica lunghi.
Le auto a combustibili fossili avevano anch’esse i loro problemi, come il rumore assordante del motore e la difficoltà di avviamento, ma in breve furono eliminati o attenuati con varie migliorie tecniche e, con l’avvento del nuovo sistema di produzione di Henry Ford, presero il sopravvento agli inizi del 900.
Attualmente le centinaia di milioni di vetture a combustione interna presenti sulla Terra sono una delle principali cause dell’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre, responsabile dell’effetto serra che sta generando cambiamenti climatici dagli esiti preoccupanti. La combustione, oltre alla CO2, produce anche gas nocivi per la salute dell’uomo e polveri sottili, che unite a quelle generate dai sistemi di frenata, rappresentano una grave minaccia per i nostri polmoni.
La transizione tra auto con motori a combustione interna ad auto elettriche è quindi una prerogativa impellente e la tecnologia sta finalmente iniziando a dare le prime risposte. Le batterie al litio, che si sono diffuse grazie al loro utilizzo per smartphone e portatili, hanno reso possibile la realizzazione di auto elettriche in grado di viaggiare per centinaia di chilometri prima di dover essere ricaricate. Allo stesso tempo i passi in avanti nell’elettronica hanno portato alla realizzazione di sistemi di ricarica sempre più veloci ed efficienti. Ad oggi però pensare che un’auto elettrica riesca a ricaricarsi con la stessa comodità e velocità di una a combustibile fossile non è possibile. Per questo se vorranno avere successo le auto elettriche avranno bisogno delle altre tecnologie per cambiare radicalmente la loro modalità d’uso.
I veicoli scambiano informazioni con l’esterno da decenni, basta pensare alle radio e ai navigatori satellitari, ma recentemente con l’avvento di nuovi sistemi di connessione, in particolare il 5G, le auto potranno scambiare grandi quantità di dati ad altissima velocità.
Questa innovazione cambierà completamente le regole del gioco sulle nostre strade. I veicoli non saranno più un elemento indipendente e scollegato dall’ambiente circostante ma saranno il nodo di una complessa rete infrastrutturale, fisica e digitale, che ottimizzerà gli spostamenti e in generale l’esperienza del cittadino.
Emblematico il nome che la 5G Automotive Association, organizzazione fondata da Audi, BMW, Mercedes, Intel, Nokia, Ericsson, Huawei e Qualcomm ha dato al protocollo per abilitare lo scambio di dati tra i veicoli e il resto delle infrastrutture: C-V2X cioè Cellular Vehicle-to-Everything.
Il veicolo connesso sarà quindi una delle componenti fondamentali di quelle che saranno le città del futuro, chiamate con opinabile enfasi smart city.
Essere connessa permetterà quindi alla vettura del futuro e a chi le utilizzerà di sfruttare al meglio le potenzialità della guida autonoma e della condivisione dei mezzi.
Nel mondo ogni anno più di un milione di persone rimangono uccise in incidenti stradali. Una tecnologia nella quale si ripone la speranza di fermare questa strage è la guida autonoma. Già oggi esistono vetture dotate di telecamere, radar e lidar che percepiscono ogni aspetto di ciò che le circonda e fondendo questi dati a quelli delle mappe e del GPS sono in grado, grazie a degli algoritmi di intelligenza artificiale, di spostarsi autonomamente attraverso le strade cittadine. Queste auto sono in gran parte ancora dei prototipi ma la tecnologia sta diventando ogni anno sempre più matura.
La guida autonoma è stata classificata in 6 livelli di automazione, dallo 0 che rappresenta una vettura priva di qualsiasi autonomia fino al livello 5, quello delle auto in grado di gestire qualsiasi situazione come un umano, o forse anche meglio.
Con auto a livello 5 gli incidenti generarti da distrazioni, colpi di sonno, velocità eccessiva e abuso di alcol o droga, tipici degli esseri umani, verrebbero completamente eliminati.
Una rete di vetture autonome e connesse tra di loro ridurrebbe drasticamente tamponamenti e traffico rendendo le città più sicure ed efficienti.
Per liberare tutto il potenziale delle auto connesse ed autonome è però necessario un cambio di mentalità, favorito da una piattaforma tecnologica, che permetterà di accelerare la transizione verso le auto elettriche: la condivisione.
Un’auto privata passa in media oltre l’85% della sua vita inutilizzata, parcheggiata al bordo di una strada o dentro un garage. Eccetto alcune piccole strade dei centri storici, una fila di vetture ferme è lo scenario che accomuna ogni paesaggio urbano e lo spazio che occupano è una porzione rilevante all’interno delle città moderne.
Oggi le cose iniziano a cambiare grazie ad applicazioni per smartphone che, facendo uso dei sistemi di navigazione, hanno reso possibile la condivisione dei mezzi di trasporto un tempo utilizzati esclusivamente in modo privato. Sia attraverso auto da noleggiare sia grazie ad autisti da ingaggiare, un nuovo modo di spostarsi è nato.
Questo è uno dei tanti esempi di come la rivoluzione digitale può stravolgere segmenti di mercato in maniera totalmente improvvisa ed inaspettata: decine di migliaia di tassisti in tutto il mondo si sono ritrovati a scendere in piazza contro una nuovo competitor che però non era rappresentato da un innovativo mezzo di trasporto o da una nuova infrastruttura di mobilità ma semplicemente da una applicazione per smartphone che usa internet e una costellazione di satelliti GPS.
Grazie ad una rete di connessioni la possibilità di condividere delle auto che siano anche autonome ed elettriche libera il cittadino dall’incombenza di trovare un parcheggio per il veicolo che utilizza o di preoccuparsi di dove e quando ricaricare le sue batterie. Si chiude così il cerchio che permette il cambio di paradigma della mobilità.
Avere auto connesse ed autonome può liberare la maggioranza dei cittadini della necessità di avere un’auto privata. Una vettura autonoma può essere prenotata e richiesta dove e quando desiderato, esattamente come un taxi, ma questo sarebbe un servizio molto più capillare ed efficiente oltre che molto più economico. Una volta a bordo l’utente si può dedicare a qualsiasi attività desideri, dal lavoro all’intrattenimento, usufruendo della strumentazione multimediale che sarà presente all’interno del veicolo. Sarà la vettura a condurlo autonomamente alla meta desiderata lungo il tragitto più veloce attraverso un flusso ordinato di altri veicoli autonomi, tutti coordinati da un unico sistema di intelligenza artificiale che ottimizza gli spostamenti di ogni singola vettura attraverso la rete stradale. In Cina si stanno già sperimentando sistemi di gestione di questo tipo, chiamati “city brain”. L’auto porterà l’utente nell’esatto punto desiderato e non ci sarà bisogno di preoccuparsi di andare a parcheggiarla perché questa si allontanerà autonomamente verso il prossimo cliente o verso la prima area di sosta disponibile nel caso necessiti di ricaricare le batterie. La maggioranza delle strade cittadine potranno essere liberate dalle file di auto parcheggiate e gli spazi guadagnati potranno essere riutilizzati o come corsie libere per il carico/scarico delle persone oppure adibiti ad altre funzioni. I nuovi veicoli autonomi, potranno sostare in parcheggi di struttura e stalli predisposti dove saranno presenti sistemi di ricarica elettrica automatizzati.
Tra le ipotesi mostrate dalle aziende troviamo molte opzioni diverse che vanno da piccoli veicoli che possono contenere un paio di persone a navette in grado di trasportare decine di cittadini. In alcune visioni i mezzi sono sistemi modulari con un pianale e un sistema di trasmissione che si può configurare in diverse modalità di utilizzo. Veicoli autonomi di questo tipo possono essere infatti utilizzati non solo per spostare persone ma anche merci di qualsiasi tipo, per fare consegne oppure essere adibiti a negozi o distributori itineranti di servizi. Tra le ipotesi anche quella di tanti piccoli moduli che si assemblano e si dividono a seconda del tragitto e del tipo di utilizzo che ne devono fare gli utenti a bordo.
Questo scenario, che emerge dalla visione dai vari analisti e delle aziende del settore, avrà sicuramente bisogno di molti anni prima di concretizzarsi, sopratutto perchè dovrà cambiare non solo una parte delle infrastrutture fisiche ma anche la mentalità e le abitudini della maggior parte delle persone.
Ovviamente le criticità non mancano e questa modalità di trasporto non potrà soddisfare la totalità dei bisogni di spostamento dei cittadini ma possiamo affermare con sicurezza che nel campo della mobilità sarà la trasformazione digitale il fattore che apporterà i cambiamenti maggiori e sebbene continueremo a spostarci dentro a strutture metalliche dotate di ruote la piattaforma tecnologica che ci starà intorno rivoluzionerà la nostra esperienza d’uso e l’aspetto delle nostre città.
Inoltre, qualsiasi sia la soluzione scelta per la mobilità privata, il trasporto pubblico di massa e le scelte del singolo cittadino (e di dati che produrrà) saranno destinate a giocare un ruolo fondamentale anche nel futuro.
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